Picchi secondo me, riga per riga

(Premessa: questa è una risposta riga per riga all'articolo scritto da Sandro Picchi, firma storica del giornalismo sportivo fiorentino, pubblicato dal "Corriere Fiorentino" il 29/8/2009 e citato integralmente dai principali siti web di informazione sulla Fiorentina. L'articolo, qui citato comunque in modo integrale, è reperibile anche a questo link)


Dunque:

«Ricomincio da capo» è un curioso film di qualche anno fa, con Bill Murray. L’attore è prigioniero di un singolare meccani­smo che lo costringe a vivere sempre nello stesso giorno - il 2 febbraio, Giorno della Marmotta - e ad affrontare sempre le stesse situazioni. La radio lo sveglia alle 6 in punto con la solita canzone, e tutto si ripete implacabilmente uguale fino a quando (ma ce ne vuole) l’incantesimo si rompe. Ed è, final­mente, il 3 febbraio.

Ok, il ragazzo ha studiato.

Qualche volta, osservando le vicende della Fio­rentina, abbiamo avuto la sensazione di trovarci di fronte a qualcosa di vagamente analogo alle vicen­de di quel film, cioè alla perenne riproposizione del­le identiche situazioni e all’impossibilità di sfuggir­vi.

E a me che sembrava di aver visto tutto e il contrario di tutto...

Nel bene e nel meno bene (dire nel male sarebbe troppo).

Eh bè, almeno questo, cazzo.

Il ‘‘solito’’ quarto posto,

Che è buonissimo, viste le circostanze.

il solito Corvino che lo paragona a quattro scudetti,

Perché così è, anche se dirlo ogni volta pappagallescamente ai quattro venti può non essere piacevole per chi ascolta e sogna.

gli stessi pregi e gli stessi limiti nella squadra,

Mica del tutto vero.

gli stessi giocatori,

E non mi pare un problema avere un gruppo solido e collaudato.

le partite risolte da un colpo di genio più che da un colpo di gioco collettivo,

Vero, ma pare una involuzione dell'ultimo anno: nella prima stagione di Prandelli la Fiorentina era anche molto, molto bella da vedere.

la solita difesa che genero­samente lotta e traballa,

I rinforzi servirebbero, e se non arrivano i titolari non sono poi questi broccacci infami.

i risultati che sembrano fuori portata ma che alla fine arrivano,

Perché la squadra è forte, malgrado tutto.

Prandelli che svolge il suo buon lavoro trattenendosi dal dire ciò che pensa.

E se così è, allora anche Picchi si trattiene dal dirci ciò che pensa Prandelli, visto che magari glielo ha detto in una notte di luna piena a Monte Morello; se così non è, Picchi fa supposizioni in libertà. "Peccato" che Prandelli sia una persona intelligente che non si trincera in un impenetrabile silenzio, ma trova sempre il modo di parlare e veicolare il suo pensiero, in modo civile, da grande signore: ma Prandelli parla, mica ha bisogno di un Picchi...

Nemmeno la Champions è sfuggita a questa anche eccellente forme di ripetitività: anco­ra il Lione, ancora la prima partita nello stesso stadio francese, quasi nello stesso giorno di settem­bre, come l’anno scorso.

Mmm... e 'sticazzi?

Mancherà Zauri.

Apprezzabile discontinuità, a mio modesto avviso.

A queste buone e meno buone ricorrenze (alle buone ci si abitua in fretta e si finisce per non ap­prezzarle quasi più, come succede per il sempre ri­cordato quarto posto)

Colpa dell'ambiente, però, mica della società.

fanno compagnia, da qual­che tempo, le per noi inafferrabili vicende dei milio­ni che escono e che entrano, vicende in base alle quali — non capisco ma mi adeguo — da una par­te il tetto del monte ingaggi risulta sempre più sfondato (ora il buco nel soffitto è arrivato a 7 mi­lioni lordi) mentre dall’altra il tesoretto non cresce mai, sebbene siano avvenute sostanziose cessioni (Pazzini, Osvaldo, Melo, Semioli) a cui vanno ag­giunte alcune uscite dal monte ingaggi (Storari, Almiron, Zauri).

Se vengono acquistati altri giocatori con stipendi rispettabili (Marchionni e Zanetti, per dire), ed il fatturato della società non cresce, si contrae per forza di cose anche il monte ingaggi "ideale" entro il quale Corvino cerca di ricondurre il monte ingaggi reale. Ma soprattutto, in campo ci vanno i "milioni", o i giocatori, le squadre?

Ora sono in arrivo anche i milioni di una Champions che, per insormontabili ragioni tecniche alle quali si uniscono calcoli economici, sembra interessare più che altro per motivi di cas­sa,

Sull'esistenza delle ragioni della cassa concordano un po' tutti: ma vale la pena ricordare che una collega di Picchi, la famigerata Manuela Righini, sostenne con ardore la necessità per la Fiorentina di una eliminazione Uefa precoce, motivando il confronto con l'impegno in Cl proprio sulla base delle ragioni di cassa.

ma si è già capito che anche questi milioni ci sono «ma non contano». È come se non ci fossero.

Notare che Picchi non dice mai quanti siano questi milioni. Forse non lo sa?

Nessun acquisto, a quanto pare, ma accantona­mento in vista del mercato di gennaio quando po­tremmo sentir dire che i milioni saranno spesi a giugno («Ricomincio da capo») perché la sessione invernale non offre nulla di buono.

Supposizione, nulla più. Certo, se dal mercato di gennaio devono venire i Cacìa e i Da Costa, allora a gennaio è meglio stare buonini...

Difficile per il pubblico digerire tutto questo. Dif­ficile capire.

E' difficile perché il pubblico è stato diseducato: non necessariamente dalle ciliegine di vittorio, e forse neanche dalle spese ben poco assennate degli altri presidenti italiani. Sì, con quello che Moratti ha speso per l'inadeguato Quaresma, il Corvo ha preso i nostri tre big (Frey, Mutu, Gilardino). Ma nel calcio d'estate contano solo le figurine, e quanto sono state pagate, come dimostrazione di potenza economica. Evidentemente in Italia è degno di ammirazione soltanto chi può ostentare quattrini: c'è chi lo fa comprando nuove figurine per la sua squadra-giocattolo, c'è chi arriva fino a Palazzo Chigi.

E non c’è niente di più dannoso e di più insidio­so che dare l’impressione, giu­sta o sbagliata, di una man­canza di sincerità o peggio an­cora, di un qualcosa che somi­glia a una presa in giro. E non è forse questo il pericolo che la Fiorentina sta correndo?

Detto così, "dare l'impressione", sembra che Picchi concordi sull'esistenza di un problema di comunicazione della dirigenza viola: ma con questa formula, finisce per adombrare un'eventuale insincerità della stessa dirigenza nei confonti della tifoseria.

I milioni, la cui esistenza è indiscutibile e sulla cui consi­stenza molto si dibatte, non verranno spesi perché manca la volontà di spenderli.

Manca la volontà di pagare lana grezza per seta, ha detto con grande realismo e onestà Corvino. Quando si è voluto spendere per comprare quella che si è ritenuto fosse seta (Gilardino, Vargas), i milioni sono stati usati eccome.

Man­ca per lo zelo di estendere il fair play anche al bilan­cio, come chiede Platini al cui invito Andrea Della Valle si è immediatamente reso disponibile.

Balle, straballe, iperballe: perché questa era la politica dei DV ben prima che il gobbo d'Oltralpe arrivasse al vertice della Uefa.

Man­ca per una bassa temperatura della passione.

"Formidabili quegli anni, formidabili davvero. Ci sono i soldi e ci sono i sogni. Ranieri sa ormai come gestire Cecchi Gori: gli dice sempre di sì e poi agisce come gli pare. Una nuotata insieme nel mare di Sabaudia per farsi suggerire che Robbiati avrebbe dovuto sempre giocare e due palleggi col piccolo Marietto, che <>. [...] Sono i tempi della ciliegina e del Ciclone. Rita Rusic diventa la donna più intelligente del cinema mondiale, il marito la guarda languido ed orgogliosamente pensa: <>. Hai ragione Vittorio, sei tu il più grande, spendi per noi e vai felice in balaustra..." (David Guetta, La mia voce in Viola)

Manca per la strategica attesa delle decisioni sulla Cittadella e sul nuovo stadio, che forse sarà quello vecchio, ma rinnovato.

Vero. E sarà il caso di darsi una mossa?

E mentre da un lato si nega (almeno per ora, ma il mercato non è chiuso) la possibilità di nuovi arri­vi,

ADV ha detto che il mercato non era chiuso. Ergo...

dall’altro si parla in modo esplicito della possi­bile partenza di Kuzmanovic. Al di là del valore tec­nico di un giocatore che si è un po’ fermato, se si arrivasse alla cessione del serbo ci troveremmo di fronte a un’altra situazione già vissuta, cioè al ca­so di una società che punta — o puntava — sui giovani, ma che continua a cederli o a non saperne determinare l’affermazione.

Eccoci. Se Picchi non avesse ceduto alla tentazione di voler dipingere un affresco complessivo della situazione, e avesse voluto avanzare comunque una critica alla società, avrebbe potuto limitarsi a parlare di Kuz: il quale rischia di fare la "fine" di Pazzini, Osvaldo, Maggio, lasciando perdere per ovvi motivi i Biagianti, i Quagliarella, e in misura minore i Minieri e i Savini. La Fiorentina, da quando è rinata, ha sempre puntato molto su giovani calciatori. Non sempre questi giovani sono però riusciti ad affermarsi in maglia viola. Lasciando da parte i flop conclamati (Vanden Borre, Da Costa, Lupoli) che non si sono (ancora) affermati altrove, per tutti gli altri il problema mi sembra comune: la Fiorentina non ha potuto/saputo/voluto aspettarli. E' l'impazienza di una società che vuole ottenere risultati, spinta dalla passione e dall'impazienza del suo pubblico: per cui, se in una logica di hic et nunc Gilardino può far meglio di Pazzini, Ufo può fare meglio di Maggio, Zanetti può far meglio di Kuz, le scelte di mercato sono assolutamente consequenziali, fermo restando che le difficoltà di adattamento agli schemi di Prandelli (dove Maggio e Pazzini avevano poche chances di inserirsi, francamente) hanno pesato. Il pueblo è libero di pensare che cedere Kuz sia male: generalmente, è lo stesso pueblo che si disperava per il suo orribile 2009, e pregava che fosse tolto dal campo in ogni situazione. Attendere i giovani non è un'attività priva di rischi. Per me si può fare, basta saperlo. Ma forse su questa piazza non è possibile.

Tutto questo intrecciarsi di contraddizioni, di si­tuazioni già viste, di equivoci e di discutibili comu­nicazioni sembra aver scosso, almeno in gran par­te, quell’incantesimo fatto di affetto, di fiducia, di riconoscenza, di riconoscimento di meriti, di entu­siasmo — cioè tutto quanto è stato onorevolmente conquistato in campo e fuori — che in questi ulti­mi anni ha unito i tifosi alla squadra, all’allenatore e alla so­cietà.

Gli operatori dell'informazione devono essere pienamente consapevoli che le pagine cartacee o elettroniche possono contribuire a far mutare la temperatura dell'ambiente, specialmente dove il riportare i fatti cede il posto alla legittima esposizione di opinioni. Questa è una responsabilità che ci si deve assumere: sarebbe bello se Picchi dichiarasse di assumerla, dal momento che questo articolo non solo riporta un fatto tutto sommato ipotetico (è difficile dire se vi sia davvero un mutamento di clima nell'ambiente: a leggere i giornali sì, ma sono giornali), ma contiene supposizioni prive di una solida pezza d'appoggio.

Un sintomo del mutamen­to del clima attorno alla Fioren­tina lo si è potuto cogliere nei giorni successivi alla qualifica­zione alla fase a gironi della Champions che in altri momen­ti sarebbe stata occasione per complimenti ed elogi

Non ci sono forse stati? Il problema, e Picchi potrebbe dirlo con molta onestà, è che non fanno più notizia. Non fanno notizia. E quindi non fanno vendere giornali, non fanno fare clic sul web...

e che inve­ce — anche per l’intervento raf­freddante di Corvino e di An­drea Della Valle — si è trasfor­mato in un’occasione di critica, di discussione, di perplessità.

Perché, in parte a causa di errori di comunicazione da parte della società, e in parte a causa di una potente grancassa mediatica, il pueblo si era fatto delle aspettative non realistiche, che la società ha dovuto ridimensionare non lesinando sulla brutalità. Il sogno di tutti i tifosi viola è vincere il terzo scudetto: e la maledizione di tutti i tifosi viola è di esservi andati vicini per due volte in quasi trent'anni. Ma nell'82 era un altro calcio, e nel '99 era l'apice di un'epoca folle, durata finché vittorio ha potuto mettere i suoi assegni a ripianare il passivo: quando non ha più potuto farlo, è stata la retrocessione, il fallimento, la C2. Siamo il popolo che ammira i quattrini, e siamo anche il popolo che preferisce un giorno da leone a cent'anni da pecora, no? Parte della piazza ha accettato i "ciabattini" marchigiani come un taxi per tornare nel calcio che conta; un'altra parte ha creduto, vedendoli nei circoli più importanti dell'imprenditoria italiana, che avrebbero ipotecato casa loro pur di vincere uno scudetto. Ora che le loro illusioni sono finite, è l'ora della rabbia. Di alternative ai DV non ce ne sono, e sono i primi a saperlo: ma loro sognano, sperano, e covano rabbia, a maggior gloria del Prizio di turno.

E i giornali di questi giorni, con gli articoli di colleghi di cui condividia­mo e invidiamo gli interventi, rispecchiavano que­sto clima.

Ruffianata gratuita nei confronti di Repubblica, ma passi.

Il tempo per ristabilirne uno migliore, attorno alla Fiorentina, rispettando i bilanci, le strategie cittadelliane ma anche le esigenze del pubblico — sempre pagante e sempre presente — ci sarebbe. Così come ci sarebbero i soldi.

Certo che c'è. Ma quando si soffia sul fuoco, non è facile che ci sia.

Non sarà semplice, se le cose dovessero rimanere così, sop­portare qualche risultato negativo che nessuno si augura ma che nessuno può escludere.

Vero, non sarà per nulla semplice. E allora si faccia informazione, si spieghi ciò che è complesso, si guardi al campo anziché fuori. Il problema, per come la vedo io, è che tutto questo non ha molto a che fare con troppa parte del giornalismo sportivo che possiamo vedere oggi sulla piazza.

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