Picchi secondo me, riga per riga

(Premessa: questa è una risposta riga per riga all'articolo scritto da Sandro Picchi, firma storica del giornalismo sportivo fiorentino, pubblicato dal "Corriere Fiorentino" il 29/8/2009 e citato integralmente dai principali siti web di informazione sulla Fiorentina. L'articolo, qui citato comunque in modo integrale, è reperibile anche a questo link)


Dunque:

«Ricomincio da capo» è un curioso film di qualche anno fa, con Bill Murray. L’attore è prigioniero di un singolare meccani­smo che lo costringe a vivere sempre nello stesso giorno - il 2 febbraio, Giorno della Marmotta - e ad affrontare sempre le stesse situazioni. La radio lo sveglia alle 6 in punto con la solita canzone, e tutto si ripete implacabilmente uguale fino a quando (ma ce ne vuole) l’incantesimo si rompe. Ed è, final­mente, il 3 febbraio.

Ok, il ragazzo ha studiato.

Qualche volta, osservando le vicende della Fio­rentina, abbiamo avuto la sensazione di trovarci di fronte a qualcosa di vagamente analogo alle vicen­de di quel film, cioè alla perenne riproposizione del­le identiche situazioni e all’impossibilità di sfuggir­vi.

E a me che sembrava di aver visto tutto e il contrario di tutto...

Nel bene e nel meno bene (dire nel male sarebbe troppo).

Eh bè, almeno questo, cazzo.

Il ‘‘solito’’ quarto posto,

Che è buonissimo, viste le circostanze.

il solito Corvino che lo paragona a quattro scudetti,

Perché così è, anche se dirlo ogni volta pappagallescamente ai quattro venti può non essere piacevole per chi ascolta e sogna.

gli stessi pregi e gli stessi limiti nella squadra,

Mica del tutto vero.

gli stessi giocatori,

E non mi pare un problema avere un gruppo solido e collaudato.

le partite risolte da un colpo di genio più che da un colpo di gioco collettivo,

Vero, ma pare una involuzione dell'ultimo anno: nella prima stagione di Prandelli la Fiorentina era anche molto, molto bella da vedere.

la solita difesa che genero­samente lotta e traballa,

I rinforzi servirebbero, e se non arrivano i titolari non sono poi questi broccacci infami.

i risultati che sembrano fuori portata ma che alla fine arrivano,

Perché la squadra è forte, malgrado tutto.

Prandelli che svolge il suo buon lavoro trattenendosi dal dire ciò che pensa.

E se così è, allora anche Picchi si trattiene dal dirci ciò che pensa Prandelli, visto che magari glielo ha detto in una notte di luna piena a Monte Morello; se così non è, Picchi fa supposizioni in libertà. "Peccato" che Prandelli sia una persona intelligente che non si trincera in un impenetrabile silenzio, ma trova sempre il modo di parlare e veicolare il suo pensiero, in modo civile, da grande signore: ma Prandelli parla, mica ha bisogno di un Picchi...

Nemmeno la Champions è sfuggita a questa anche eccellente forme di ripetitività: anco­ra il Lione, ancora la prima partita nello stesso stadio francese, quasi nello stesso giorno di settem­bre, come l’anno scorso.

Mmm... e 'sticazzi?

Mancherà Zauri.

Apprezzabile discontinuità, a mio modesto avviso.

A queste buone e meno buone ricorrenze (alle buone ci si abitua in fretta e si finisce per non ap­prezzarle quasi più, come succede per il sempre ri­cordato quarto posto)

Colpa dell'ambiente, però, mica della società.

fanno compagnia, da qual­che tempo, le per noi inafferrabili vicende dei milio­ni che escono e che entrano, vicende in base alle quali — non capisco ma mi adeguo — da una par­te il tetto del monte ingaggi risulta sempre più sfondato (ora il buco nel soffitto è arrivato a 7 mi­lioni lordi) mentre dall’altra il tesoretto non cresce mai, sebbene siano avvenute sostanziose cessioni (Pazzini, Osvaldo, Melo, Semioli) a cui vanno ag­giunte alcune uscite dal monte ingaggi (Storari, Almiron, Zauri).

Se vengono acquistati altri giocatori con stipendi rispettabili (Marchionni e Zanetti, per dire), ed il fatturato della società non cresce, si contrae per forza di cose anche il monte ingaggi "ideale" entro il quale Corvino cerca di ricondurre il monte ingaggi reale. Ma soprattutto, in campo ci vanno i "milioni", o i giocatori, le squadre?

Ora sono in arrivo anche i milioni di una Champions che, per insormontabili ragioni tecniche alle quali si uniscono calcoli economici, sembra interessare più che altro per motivi di cas­sa,

Sull'esistenza delle ragioni della cassa concordano un po' tutti: ma vale la pena ricordare che una collega di Picchi, la famigerata Manuela Righini, sostenne con ardore la necessità per la Fiorentina di una eliminazione Uefa precoce, motivando il confronto con l'impegno in Cl proprio sulla base delle ragioni di cassa.

ma si è già capito che anche questi milioni ci sono «ma non contano». È come se non ci fossero.

Notare che Picchi non dice mai quanti siano questi milioni. Forse non lo sa?

Nessun acquisto, a quanto pare, ma accantona­mento in vista del mercato di gennaio quando po­tremmo sentir dire che i milioni saranno spesi a giugno («Ricomincio da capo») perché la sessione invernale non offre nulla di buono.

Supposizione, nulla più. Certo, se dal mercato di gennaio devono venire i Cacìa e i Da Costa, allora a gennaio è meglio stare buonini...

Difficile per il pubblico digerire tutto questo. Dif­ficile capire.

E' difficile perché il pubblico è stato diseducato: non necessariamente dalle ciliegine di vittorio, e forse neanche dalle spese ben poco assennate degli altri presidenti italiani. Sì, con quello che Moratti ha speso per l'inadeguato Quaresma, il Corvo ha preso i nostri tre big (Frey, Mutu, Gilardino). Ma nel calcio d'estate contano solo le figurine, e quanto sono state pagate, come dimostrazione di potenza economica. Evidentemente in Italia è degno di ammirazione soltanto chi può ostentare quattrini: c'è chi lo fa comprando nuove figurine per la sua squadra-giocattolo, c'è chi arriva fino a Palazzo Chigi.

E non c’è niente di più dannoso e di più insidio­so che dare l’impressione, giu­sta o sbagliata, di una man­canza di sincerità o peggio an­cora, di un qualcosa che somi­glia a una presa in giro. E non è forse questo il pericolo che la Fiorentina sta correndo?

Detto così, "dare l'impressione", sembra che Picchi concordi sull'esistenza di un problema di comunicazione della dirigenza viola: ma con questa formula, finisce per adombrare un'eventuale insincerità della stessa dirigenza nei confonti della tifoseria.

I milioni, la cui esistenza è indiscutibile e sulla cui consi­stenza molto si dibatte, non verranno spesi perché manca la volontà di spenderli.

Manca la volontà di pagare lana grezza per seta, ha detto con grande realismo e onestà Corvino. Quando si è voluto spendere per comprare quella che si è ritenuto fosse seta (Gilardino, Vargas), i milioni sono stati usati eccome.

Man­ca per lo zelo di estendere il fair play anche al bilan­cio, come chiede Platini al cui invito Andrea Della Valle si è immediatamente reso disponibile.

Balle, straballe, iperballe: perché questa era la politica dei DV ben prima che il gobbo d'Oltralpe arrivasse al vertice della Uefa.

Man­ca per una bassa temperatura della passione.

"Formidabili quegli anni, formidabili davvero. Ci sono i soldi e ci sono i sogni. Ranieri sa ormai come gestire Cecchi Gori: gli dice sempre di sì e poi agisce come gli pare. Una nuotata insieme nel mare di Sabaudia per farsi suggerire che Robbiati avrebbe dovuto sempre giocare e due palleggi col piccolo Marietto, che <>. [...] Sono i tempi della ciliegina e del Ciclone. Rita Rusic diventa la donna più intelligente del cinema mondiale, il marito la guarda languido ed orgogliosamente pensa: <>. Hai ragione Vittorio, sei tu il più grande, spendi per noi e vai felice in balaustra..." (David Guetta, La mia voce in Viola)

Manca per la strategica attesa delle decisioni sulla Cittadella e sul nuovo stadio, che forse sarà quello vecchio, ma rinnovato.

Vero. E sarà il caso di darsi una mossa?

E mentre da un lato si nega (almeno per ora, ma il mercato non è chiuso) la possibilità di nuovi arri­vi,

ADV ha detto che il mercato non era chiuso. Ergo...

dall’altro si parla in modo esplicito della possi­bile partenza di Kuzmanovic. Al di là del valore tec­nico di un giocatore che si è un po’ fermato, se si arrivasse alla cessione del serbo ci troveremmo di fronte a un’altra situazione già vissuta, cioè al ca­so di una società che punta — o puntava — sui giovani, ma che continua a cederli o a non saperne determinare l’affermazione.

Eccoci. Se Picchi non avesse ceduto alla tentazione di voler dipingere un affresco complessivo della situazione, e avesse voluto avanzare comunque una critica alla società, avrebbe potuto limitarsi a parlare di Kuz: il quale rischia di fare la "fine" di Pazzini, Osvaldo, Maggio, lasciando perdere per ovvi motivi i Biagianti, i Quagliarella, e in misura minore i Minieri e i Savini. La Fiorentina, da quando è rinata, ha sempre puntato molto su giovani calciatori. Non sempre questi giovani sono però riusciti ad affermarsi in maglia viola. Lasciando da parte i flop conclamati (Vanden Borre, Da Costa, Lupoli) che non si sono (ancora) affermati altrove, per tutti gli altri il problema mi sembra comune: la Fiorentina non ha potuto/saputo/voluto aspettarli. E' l'impazienza di una società che vuole ottenere risultati, spinta dalla passione e dall'impazienza del suo pubblico: per cui, se in una logica di hic et nunc Gilardino può far meglio di Pazzini, Ufo può fare meglio di Maggio, Zanetti può far meglio di Kuz, le scelte di mercato sono assolutamente consequenziali, fermo restando che le difficoltà di adattamento agli schemi di Prandelli (dove Maggio e Pazzini avevano poche chances di inserirsi, francamente) hanno pesato. Il pueblo è libero di pensare che cedere Kuz sia male: generalmente, è lo stesso pueblo che si disperava per il suo orribile 2009, e pregava che fosse tolto dal campo in ogni situazione. Attendere i giovani non è un'attività priva di rischi. Per me si può fare, basta saperlo. Ma forse su questa piazza non è possibile.

Tutto questo intrecciarsi di contraddizioni, di si­tuazioni già viste, di equivoci e di discutibili comu­nicazioni sembra aver scosso, almeno in gran par­te, quell’incantesimo fatto di affetto, di fiducia, di riconoscenza, di riconoscimento di meriti, di entu­siasmo — cioè tutto quanto è stato onorevolmente conquistato in campo e fuori — che in questi ulti­mi anni ha unito i tifosi alla squadra, all’allenatore e alla so­cietà.

Gli operatori dell'informazione devono essere pienamente consapevoli che le pagine cartacee o elettroniche possono contribuire a far mutare la temperatura dell'ambiente, specialmente dove il riportare i fatti cede il posto alla legittima esposizione di opinioni. Questa è una responsabilità che ci si deve assumere: sarebbe bello se Picchi dichiarasse di assumerla, dal momento che questo articolo non solo riporta un fatto tutto sommato ipotetico (è difficile dire se vi sia davvero un mutamento di clima nell'ambiente: a leggere i giornali sì, ma sono giornali), ma contiene supposizioni prive di una solida pezza d'appoggio.

Un sintomo del mutamen­to del clima attorno alla Fioren­tina lo si è potuto cogliere nei giorni successivi alla qualifica­zione alla fase a gironi della Champions che in altri momen­ti sarebbe stata occasione per complimenti ed elogi

Non ci sono forse stati? Il problema, e Picchi potrebbe dirlo con molta onestà, è che non fanno più notizia. Non fanno notizia. E quindi non fanno vendere giornali, non fanno fare clic sul web...

e che inve­ce — anche per l’intervento raf­freddante di Corvino e di An­drea Della Valle — si è trasfor­mato in un’occasione di critica, di discussione, di perplessità.

Perché, in parte a causa di errori di comunicazione da parte della società, e in parte a causa di una potente grancassa mediatica, il pueblo si era fatto delle aspettative non realistiche, che la società ha dovuto ridimensionare non lesinando sulla brutalità. Il sogno di tutti i tifosi viola è vincere il terzo scudetto: e la maledizione di tutti i tifosi viola è di esservi andati vicini per due volte in quasi trent'anni. Ma nell'82 era un altro calcio, e nel '99 era l'apice di un'epoca folle, durata finché vittorio ha potuto mettere i suoi assegni a ripianare il passivo: quando non ha più potuto farlo, è stata la retrocessione, il fallimento, la C2. Siamo il popolo che ammira i quattrini, e siamo anche il popolo che preferisce un giorno da leone a cent'anni da pecora, no? Parte della piazza ha accettato i "ciabattini" marchigiani come un taxi per tornare nel calcio che conta; un'altra parte ha creduto, vedendoli nei circoli più importanti dell'imprenditoria italiana, che avrebbero ipotecato casa loro pur di vincere uno scudetto. Ora che le loro illusioni sono finite, è l'ora della rabbia. Di alternative ai DV non ce ne sono, e sono i primi a saperlo: ma loro sognano, sperano, e covano rabbia, a maggior gloria del Prizio di turno.

E i giornali di questi giorni, con gli articoli di colleghi di cui condividia­mo e invidiamo gli interventi, rispecchiavano que­sto clima.

Ruffianata gratuita nei confronti di Repubblica, ma passi.

Il tempo per ristabilirne uno migliore, attorno alla Fiorentina, rispettando i bilanci, le strategie cittadelliane ma anche le esigenze del pubblico — sempre pagante e sempre presente — ci sarebbe. Così come ci sarebbero i soldi.

Certo che c'è. Ma quando si soffia sul fuoco, non è facile che ci sia.

Non sarà semplice, se le cose dovessero rimanere così, sop­portare qualche risultato negativo che nessuno si augura ma che nessuno può escludere.

Vero, non sarà per nulla semplice. E allora si faccia informazione, si spieghi ciò che è complesso, si guardi al campo anziché fuori. Il problema, per come la vedo io, è che tutto questo non ha molto a che fare con troppa parte del giornalismo sportivo che possiamo vedere oggi sulla piazza.

Colpevole di dietrologia

Perché?
Possibile che sia solo per mandare via i Della Valle perché non di Firenze?
Possibile che Firenze, abbia solo voluto usare i Della Valle per risollevarsi, e ora che ci siamo accasati in pianta stabile fra le squadre più forti di Italia, si sia deciso che non ci servono più dei marchigiani forestieri?
Sinceramente non lo riesco a credere.
Sarebbe semplicemente terrificante, una idiozia talmente grande, un grettezza di orizzonti talmente bassa, da rasentare l'invocazione dell'infermità mentale.
No, non ci credo.
Lascio libero sfogo alla dietrologia, classica reazione di chi non riesce a comprendere, a capacitarsi.
E dunque immagino che sia accaduto qualcosa, un casus belli, un evento, uno strappo, avvenuto qualche mese fa, non saprei nemmeno quanti.
No, non il licenziamento della Silvia Berti, colei che avrebbe anche detto ai vari fiorentina.it che sarebbero dovuti essere chiusi.
Una marea che è montata tutta in una volta, improvvisa, prima con qualche onda, poi i cavalloni, adesso c'è sentore di tsunami in piena regola.
Ed ancora non posso credere che la fiducia ai Della Valle sia un gettone da rinnovare ogni anno a suon di campagne acquisti da 50 milioni di euro, l'anno scorso, anche nel momento più delicato, quello della cessione di Mutu alla Roma, dove la società ha dimostrato scarsa coesione e in qualche modo impreparazione, nessuno si era minimamente sognato di scatenare quello che abbiamo sotto gli occhi oggi.
Non posso davvero immaginare che tutto questo dipenda dal quattrino, dalla stecca elargita alla tifoseria e ai media, ogni estate, in nome delle macedonie al baccanale del calciomercato.
Sì, lo ammetto, sono colpevole di dietrologia, ma non credo che tutto questo dipenda dal tetto ingaggi, dal mercato in tono minore e dal tesoretto non immediatamente reinvestito.
Non ci credo nella maniera più assoluta, pronto ad essere smentito.

A mente fredda - considerazioni di inizio stagione


Ok, ce l'abbiamo fatta ancora una volta. La sequenza di risultatipositivi degli ultimi 4 anni è impressionante, solo sporadiche battuted'arresto e tanti obiettivi centrati. Godiamoceli per bene perchè stiamovivendo un momento d'oro, come pochi se ne sono visti nella storia viola. Era la prima volta che vedevo quest'anno la squadra, quindi ho pocomateriale per fare qualche considerazione, però ci provo ugualmente, miavventuro in rischiose disquisizioni tecniche da opinionista. Perchèqualcosa mi sento di poterla dire, almeno di raccontare le miesensazioni e le mie perplessità.
Frey e Gamberini non si discutono. GaranzieDainelli ha fatto la sua partita classica, onesta e diligente. Su di luici si può contare sempre e comunque. Io penso che nonostante tutti glisvarioni cui il buon Dario, grande professionista, ci ha abituati inquesti 5 anni , abbia molta ragione il Corvo a dire quando è difficiletrovare uno in grado di farci fare un sensibile salto di qualità in quelruolo. Ho storto la bocca riguardo Natali, ancora a quanto pare nonvisto da Prandelli: forse era l'occasione per trovare un giocatore piùgiovane su cui puntare nel medio periodo, sempre ce ne fossero didisponibili si intende, e questo non lo possiamo sapere.Dove sono più preoccupato è sul discorso terzini. Mi spiego.Negli ultimi anni abbiamo giocato sempre, più o meno, con 3centrocampisti centrali. Il terzino doveva solo preoccuparsi di starevigile sulla fascia pronto a fare le diagonali in difesa o a ripartireper l'attacco. Ora non basta. Devono saper dialogare meglio con icentrali di centrocampo, non solo saper passare loro la palla ma anchecorrere in loro aiuto casomai ce ne fosse bisogno E stessa cosa i dueesterni di centrocampo, aiutare quando possibile i due centrali o i duetezini dietro e soprattutto provare a fare filtro meglio sulleripartenze dell'avversario. Notavo ieri sera nel primo tempo questascollatura, noi si provava ad attaccare loro pressavano e ripartivano,al centro e soprattutto ai lati. A quel punto restavano solo i poveri Montolivo e Zanetti a provare a fermarli, ma se venivano attaccati epassati in velocità non rimanevano che Gamberini e Dainelli mentreComotto correva come un dannato spesso a vuoto e Gobbi pareva un pòspaesato. Se ci pensiamo bene è un problema che si verificava anchel'anno scorso e che Prandelli risolse schierando Santana cometrequartista non rifinitore ma di contenimento (dell'avversario quandoquesti ripartiva). E qui ci troviamo anche con un altro problemino: idue centrali di centrocampo. Zanetti e Montolivo hanno i piedi buoni masembrano quasi sprecati nei momenti in cui gli altri pressano: costrettia fare i mediani, mestiere che sanno fare decentemente, poi non hanno ilfiato e la lucidità per far ripartire la squadra. E in più direi che nonhanno granchè muscoli e fisico. Nella parte finale del match di ierisera c'erano diversi palloni in aria che non venivano presi di testa dainostri, Jovetic ci provava ma poverino di testa non è granchè. Non lorimpiango ma il Felipe Melo dell'anno scorso - quando non erasqualificato- quei palloni li prendeva tutti e faceva valere la suastazza: ecco, per me qui siamo debolucci. Come si può risolvere questopunto? Direi facendo trottare meglio gli esterni di difesa e dicentrocampo, sicuramente, ma anche affinando l'intesa Montolivo-Zanetti.Che probabilmente devono provare a far viaggiare meglio il pallone. Ilmodulo che Prandelli schiererà assomiglia a quello del primo annoprandelliano, con Donadel e Brocchi nel mezzo: non sapendo far correreil pallone correvano loro. Io penso credo e spero che Montolivo eZanetti sappiano far meglio, è nelle loro corde, anche perchè se nongirano loro non gira la squadra. Ma da soli non ce la possono fare etutta la squadra deve stare pronta a correre in aiuto e soprattuttoabbastanza corta da non dover fare lancioni. E qui c'è forse il problema maggiore di ora: problema visto ieri sera,visto anche l'anno scorso. Le poche occasioni da gol create. Moltogioco, molto possesso di palla ma pochi tiri, poca pericolosità. Perchè?Perchè ci riesce difficile saltare l'uomo, perchè ancora non c'è dialogosopraffino tra interni ed esterni, perchè si sbagliano ancora molticross, soprattutto perchè ci si affida troppo alle individualità piùtecniche - Mutu, Jovetic, Montolivo - che se non girano a dovere e noncreano superiorità numerica poi ci si affida solo ai lancioni, e menomale che Gila fa sempre un gran lavoro nel difendere la palla e farsalire la squadra (anzi per me sta pure migliorando e lo vedo sempre piùsomigliante a Toni): Gilardino comunque una garanzia per l'attacco,questo va senza dire.Una soluzione possibile sarebbe schierare Jovetic dietro o accanto Mutu,lasciando Gila davanti. Probabilmente sarebbe la più produttiva, Jojo -che però deve imparare molte cose ancora sul piano tattico -inventerebbe e creerebbe scompiglio. Però per fare questo si dovrebbecambiare qualcosa, tornare a tre centrocampisti centrali e probabilmentearretrare Vargas a terzino, cosa che mi pare evidente non essere ancoramatura. E' comunque una possibilità, realistica ed auspicabile quando cisarà da segnare per forza, meno probabile all'inizio di partita o neimomenti in cui è più produttivo staer guardinghi.
E' possibile migliorare questi scenari? In sede di compravendita imargini come sappiamo sono pochini, e migliorare in modo sensibile lasquadra intesa come semplice somma di giocatori non è facile. Sospettoche le polemiche internetiche esistenti nascano dalla sensazioni ditanti tifosi - molti di noi fiduciosi compresi - che Prandelli abbiaspremuto il meglio dai nostri giocatori che tanto più di questo nonriescano a fare, e quindi solo inserendo qualche pezzo pregiato sipotrebbe dar respiro agli altri, giocare con più sicurezza etranquillità. Credo comunque che dei miglioramenti si vedranno come alsolito quando la preparazione atletica comincerà a dare i suoi frutti,quindi tra un mese almeno o più probabilmente due. E sono fiducioso chesaranno dei bei miglioramenti. E soprattutto quando la squadra avràtrovato i suoi equilibri che non sono gli stessi dell'anno scorso maaltri, in cui bisogna sapersi aiutare l'un l'altro maggiormente esoprattutto senza smarrire la posizione.

Odi et amo, ovvero la possibile storia di Priziullo e Lesbia


Negli ultimi giorni, fiorentina.it, per mano del suo direttore S.P. (così si firma e così lo chiameremo quindi senza fargli alcun immotivato torto), sembra diventata una succursale del Galileo o del Michelangelo: un liceo classico in piena regola. Elevata cultura letteraria e classica che è partita da Borges, è passata per Umberto Eco e, ieri sera, è approdata nientemeno che ad Omero, con tanto di ὕβρις e Polifemo. A proposito di Polifemo: come sicuramente saprà, il nome del ciclope monocolo significa, alla lettera, “che dice molte cose” (πολύ-φημος, dalla radice del verbo φημί “io dico”); e, effettivamente, di cose ne sono state dette tante e financo troppe.

Polifemo, in questo particolar caso, sarebbe Pantaleo Corvino. Colpevole, al pari del ciclope, di hybris verso gli dèi, di bestemmia, di tracotanza, di orgoglio e di disprezzo delle regole della civiltà. Tutto questo perché ieri, durante la conferenza stampa in occasione della presentazione del giuocatore Lorenzo De Silvestri, si è lasciato andare a delle dichiarazioni decisamente forti sull'operato della “stampa sportiva” fiorentina, accusandola senza mezzi termini di “estorsione mediatica”. I fatti, certo, sono sotto gli occhi di tutti; che oramai la stragrande maggioranza dei giornalisti che, a Firenze, si occupano delle vicende della Fiorentina, remi contro la Società, ed in modo sempre più palese e smaccato, è assodato. Non solo: servendosi della loro presupposta “autorevolezza”, questi signori sono riusciti -specialmente con il mezzo telematico e con l'ipertrofia di “opinioni” messe a disposizione di tutti- a creare un clima di sfiducia attorno alla Fiorentina che oramai non si vedeva più da tempo. La domanda logica da porsi è una sola, sempre mantenendoci nell'alveo della classicità che tanto piace a S.P.: cui prodest? A chi giova?

Tentare di dare delle risposte a questa domanda è difficile. La prima che viene a mente è l'insita autoreferenzialità del giornalista, tipo di persona cui la hybris, la tracotanza e l'orgoglio non mancano per definizione. Sarà Corvino, uno che fa il suo mestiere e ha dimostrato di farlo benissimo, il Polifemo che si crede “più potente degli dèi”, o il giornalista che, dalla sua redazione, è convinto di poter fabbricare il cavallo per conquistare la Troia di viale Manfredo Fanti (pregasi, qui, di astenersi da facili battute)? Si tratta, del resto, del medesimo sistema di autoreferenzialità che dalla cronaca riesce a creare il “fatto” buono per le mire del potere di riferimento. Nulla di nuovo sotto il sole, anzi, pardon, sotto l'aurora dalle rosee dita (ῥοδοδάκτυλος Ἠώς). La vera libertà di stampa non esiste. Viene a cessare anche quando c'è un solo soldo guadagnato con la manifestazione di opinioni. Anche un solo bannerino pubblicitario. Per questo si vogliono, per inciso, imbavagliare i blog con leggi e decreti ad hoc.

Ma qui, evidentemente, si va in un campo minato. Meglio attenersi ai fatti. Ad esempio, ce n'è uno assai curioso per il quale, visto l'andazzo, un'altra po' di classicità non guasterà. Ci scuserà l'immortale anima del grande poeta Catullo se lo “prendiamo a prestito”, qui, per fabbricare un Priziullo che, oltretutto, ricorda anche l'epiteto di citrullo che il buon S.P. ammannisce a dritta e a manca, in mezzo alle sue notizie censurate (delle accuse di Corvino non è stata fatta menzione, naturalmente), ai commentatori che osano contraddirlo. Ora, che S.P. ami la Fiorentina nessuno può metterlo in dubbio, e non lo farò certamente io. La ama, però, in modo assai giornalese. Perché dietro a tutta l'attuale fronda di fiorentina.it nei confronti dei Della Valle e di Corvino (Prandelli non ha ancora osato toccarlo, per fortuna; casomai, come del resto anche a certi suoi colleghi, Prandelli serve per fabbricare “dissidi interni”, “musi duri”, “geli” e quant'altro: basta averci un corridoio a Lisbona, come per il gastronomo Giuseppe Calabrese) si potrebbero vedere e dire molte cose. Poli-femo, appunto. Pensando a quali potrebbero essere, debbo dire che non me ne piace nemmeno una.

Ma visto che abbiamo creato il poeta Priziullo, per forza di cose dobbiamo creare anche una Lesbia. Nel qual caso, viene sicuramente a mente un episodio di qualche mese fa, apparentemente insignificante, ma a partire dal quale la campagna di S.P. contro la Società (e Corvino in particolare) ha subito un'evidente accelerazione (aiutata anche dal “periodo di mercato”, sicuramente). La Lesbia sembra essere qui tale d.sa Silvia Berti, ax addetta stampa dell' ACF Fiorentina, sicuramente una professionista seria ed onorata la quale però, ad un certo punto e senza tante spiegazioni, è stata silurata dopo anni di servizio. Fino ad allora, l'atteggiamento del poeta Priziullo era stato sostanzialmente corretto, nonostante certe sue “esternazioni” un po' velleitarie ma, in fondo, simpatiche e generalmente scritte non malaccio (lasciando da parte la pletora di refusi di digitazione che in una “testata giornalistica”, a mio parere, non dovrebbero però esserci). Bene. Il giorno del licenziamento della d.sa Berti, S.P. scrive un articolo di fuoco; è noto che, ad un giornalista, non puoi toccare un collega. Lo spirito di casta è più forte di ogni altra cosa. E, da quel giorno, è stato tutto un crescendo rossiniano. Nessuno che segua almeno un po' fiorentina.it, che senz'ombra di dubbio è la principale testata giornalistica in rete che si occupa della Fiorentina e delle sue vicende, può negarlo. Come se si fosse “rotto qualcosa”. Ovviamente non ci è dato sapere che cosa ci sia veramente dietro l'improvviso licenziamento della dott.sa Berti, e francamente non ce ne importa nemmeno un po'. Si tratta di una professionista alle dipendenze di una società, e come tale soggetta ad essere mandata a casa e sostituita se le sue prestazioni sono ritenute non più necessarie. Ma s'apra il cielo. La Berti-Lesbia (anche qui prego vivamente di astenersi da battute da caserma) scatena il suo Priziullo, quasi veramente come se si trattasse della difesa dell'amata. Da quel momento, ogni occasione è stata buona: dagli zero euro al mancato arrivo di Crespo (wow), dalla cessione di Melo ai famosi nomi accostati, dalle quotidiane notizie sul pigiama, sullo spazzolino da denti e sulla quantità di zanzare che hanno punto Giampaolo Pazzini fino ad arrivare alle ultime “classicate”, in cui Corvino viene addirittura paragonato ad un ciclope violento, bestemmiatore, orgoglioso e incivile. Lo stesso Corvino che, si badi bene, fino a non molto tempo fa veniva dallo stesso S.P. esaltato, coccolato, proposto ad esempio di oculata gestione del budget eccetera. Ora è diventato un ciclope. Poffarbacco!

Per fortuna che, in quanto ciclope, Corvino ha le spalle belle larghe. Non ci ha mica di fronte un Ulisse, poi: ci ha davanti un Prizio. Quanto alla Fiorentina, oramai sembra essere diventata, per il poeta Priziullo, una sorta di odio-amore, appunto in puro stile catulliano: Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. “Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e mi tortura”. Stiamo parlando della Fiorentina dellavalliana, ovviamente; un grande amore che perdura, certamente, ma verso il quale il poeta Priziullo prova anche un grande odio, dato che la Fiorentina ora preferisce dargli di “estortore mediatico”. Cosa fatta, capo ha. Non avrà mica pensato che un ciclope, a lungo andare, stesse sempre zitto. Potrà, volendo, consolarsi scrivendo carmi sulla morte del passero di Lesbia, sperando naturalmente che la dott.sa Berti non tenga, come animale di compagnia, un velociraptor.


la censura di Prizio

nviato tre volte. Non ancora pubblicato.

Siamo al limite del ridicolo. Un pomeriggio ed una notte (insonne) per
partorire 'sta fregnaccia? Capisco la rabbia contro chi puntualmente
ha smontato una per una tutte le domande incalzanti (mai poste
direttamente), ma questo atteggiamento che - da quando la Berti non è
più in addetta stampa (coincidenza?) - ha assunto la vostra redazione
non è solo accanimento, ma vera e propria guerra alla ACF Fiorentina.
Quello che, in due parole, Corvino ha definito ieri "estorsione
mediatica" e che voi vi siete tenuti ben lontani dal trascrivere nel
vostro sito. Che razza di deontologia professionale è?

http://www.fiorentina.it/notizia.asp?IDNotizia=75767

Borges y Pricios


Oggi abbiamo scoperto l'inverosimile. Nientepopodimeno che Estebán Pricios, el capataz de florentina.it, è un cultore di Jorge Luis Borges. Non ci credete? Guardate qui. Letto? Ebbene sì. Addirittura, per le sue quotidiane corvinate (oramai ne fa quasi più di Corvino...), è andato a scomodare il bibliotecario cieco e le sue Finzioni, con tanto di Plön, Uqbar e Orbis Tertius. Il tutto per cosa? Per la cosiddetta matematica corviniana, va da sé. Assimilata, così almeno sembra di capire, all'urbanistica tzigana o all'enologia musulmana. La qual ultima cosa, non so se Pricios lo sa, non è mica tanto ossimorica come vorrebbe far credere; ci rifiutiamo infatti di credere che un esperto di Borges di tal fatta ignori l'esistenza delle Rubâ'iyyat di Omar Khayyam, dove il vino la fa da padrone. Non c'è che dire: proprio un'articolo scritto...cor vino, quello del buon Pricios!

A questo punto, però, vorremmo stare al gioco borgesiano e rifarci ad un altro bel racconto del Bibliotecario, quello in cui tale Pierre Ménard intende scrivere il “Don Chisciotte”. Si badi bene, non riscrivere: proprio scrivere. Citiamo dal racconto stesso: “ [Pierre Ménard] non volle comporre un altro Chisciotte - ciò che è facile - ma il Chisciotte. Inutile specificare che non pensò mai a una trascrizione meccanica dell'originale; il suo proposito non era di copiarlo. La sua ambizione mirabile era di produrre alcune pagine che coincidessero - parola per parola e riga per riga - con quelle di Miguel de Cervantes.” Il racconto si intitola infatti: Pierre Ménard, autore del Chisciotte.

Immaginiamo a questo punto che tale Étienne Priziard voglia non riscrivere il Chisciotte, quanto rifare il mercato della Fiorentina del duemilanove/duemiladieci. Con i regolari euro zero, con la cessione di Felipe Melo, con Drenthe, Eboué e magari anche “Mister X”. Essere sia il mercato che il suo critico; essere, in breve, la Fiorentina. Ché il sospetto, leggendo quotidianamente il tutto e il contrario di tutto che il Pricios sta ammannendo in questi ultimi tempi, viene e viene eccome. Non si sa più dove voglia andare a parare; in questo senso il suo ricorso a Borges è naturale. Una serie interminabili di agudezas gongoriane e di kenningar islandesi antiche (di cui Borges era espertissimo).

Però, ci sia permesso umilmente dirlo, tra Borges e un Pricios passa una certa differenza. Non ci sentiremmo di accostare le scienze deformi del Bibliotecario alla solita, immancabile frecciatina a Corvino. Altrimenti si dovrà cambiare autore, e da Borges passare al Caso di Charles Dexter Ward di Lovecraft e al negromante Joseph Curwen: Corvinus necandus est. Cadaver aqua forti dissolvendum, nec aliquid retinendum. Tace ut potes. Quasi davvero che Curwen/Corvino si sia impadronito dell'anima e del corpo di Charles Dexter Priziard e che lo stia portando verso innominabili recessi. Addirittura con le ossessioni matematiche; tanto più, visto che el Pricios, oltre a borgesare, pure echeggia a base di pendoli di Foucault. Ma farebbe bene a non scadere, dopo tanta salutare cultura letteraria, nel dare di citrullo a chi si ardisce a cantargliene qualcuna. Altrimenti bisognerà ricorrere sì a Umberto Eco, ma al Diario Minimo. Con una bella Fenomenologia di Stefano Prizio, magari. Con la speranza che, con tutta la verve e l'umorismo di cui fa mostra, non si adombri per il paragone con l'originale, che parlava -come tutti sanno- di Mike Bongiorno. Allegriaaaaa signor Prizio! Ci è caduto sul citrullo!

giornalisti "priziolati"

http://www.fiorentina.it/notizia.asp?IDNotizia=75655&IDCategoria=1
Mi sono rotto il cazzo e ho risposto così:

Prizio hai stufato.
Il tuo continuo bubare contro la società è diventato veramente
stancante, noioso e fastidioso: un disco rotto che continua
incessantemente a ripetere le solite strofette da quattro soldi.
Innanzitutto argomenta le tue accuse: perché ritieni che il mercato di
Corvino sia occasionale e non progammato? Anzi, addirittura "casuale".
Sei un giornalista di una testata seguita e non puoi scrivere le
sensazioni ma i fatti. Mancava un terzino destro, è arrivato.
Mancava un centrocampista centrale dopo la partenza di Melo, è
arrivato. mancavano un elemento in difesa ed uno in attacco a
completare la rosa, sono arrivati.
Si potrà certo giudicare sulla qualità dei nuovi acquisti, ma non ora.
Non dopo 180 minuti e senza nemmeno averli visti all'opera negli
schemi di Prandelli. E nemmeno in base alle tue "sensazioni".
Il sorteggio, dici, è stato benevolo alla Viola. Certo, poteva toccare
di peggio, ma i vice-campioni del Portogallo, 48 volte in europa negli
ultimi 50 anni, che non meno di 3 anni fa hanno battuto l'Inter in CL
e fermato la Roma vice-campione d'Italia, non mi sembra un "sorteggio
favorevole".
Sarà un'altra tua "sensazione"?
La mia sensazione, così come quella di tanti tifosi Viola che hanno
veramente fiducia in questo progetto e che sono anni luce dalle
checche isteriche che fomentate tu e la redazione di fiorentina.it, è
che tu abbia il dente avvelenato con questa dirigenza.
Ti sta antipatico Corvino? Mencucci ti ha fatto qualcosa? Ecco, se si
tratta di questo, puoi dirlo ad alta voce invece di imbottirci delle
tue "sensazioni".

Con immutata stima

“Copincollista” sportivo

Per il tifoso viola del 21-esimo secolo la prassi giornaliera è quella di farsi un giro di notizie sul web. Ormai è una sorta di piccolo rito quotidiano, un mantra che recita più o meno: fiorentina.it, violanews.com, firenzeviola.it, davidguetta.it e perchè no acffiorentina.it (no, violachannel.tv a casa mia è bandito…).

Siamo malati di Fiorentina e internet ci dà la possibilità di sapere praticamente in tempo reale che cosa accade alla nostra amata squadra del cuore. Iscf è il luogo degli amici, mentre le testate giornalistiche sportive web che parlano di fiorentina la fonte delle notizie.

Nel tempo questi “siti” sono cambiati, o meglio, sono cambiate le persone che vi lavorano, persone che si autodefiniscono giornalisti, con tanto di “disclaimer” in fondo alla home page, numero di registro di non so che cosa, insomma una cosa seria. Diciamo che hanno capito come gira il fumo nel mondo dell’opinione pubblica, i piccoli trucchi della pubblicità su internet, il numero di click, gli “ads” di Google, ma soprattutto come fare tendenza fra l’audience dei ggggiovani che bazzicano la rete dalla mattina alla sera. Hanno capito che una certa notorietà non è poi così difficile da ottenere: un po’ di commenti “liberi” (come amano definirli loro, peccato che abbiano il potere esclusivo di cassarli o censurarli questi commenti “liberi”), un blogghettino qui, un portalino là, un forum tutto viola e il gioco è fatto.Io ci lavoro nel ramo, conosco i miei polli. Per carità, tutto lecito, tutto comprensibile nell’era digitale virtuale, e vogliamo forse criticare qualcuno perchè cerca di emergere e di farsi notare? Sarebbe contrario ai miei principi di libertà.

Ma la libertà non basta, no, ci vuole anche un minimo di etica professionale. Lo so che è un termine fuori moda, che probabilmente sa tanto di reazionario, forse sono un nostalgico di un mestiere, quello del giornalista sportivo, che ha prodotto in passato illustri interpreti, a metà strada fra la letteratura e la cronaca.

Un giorno a caso di un’estate di calciomercato, un sito a caso, firenzeviola.it, una notizia a caso sul presunto umore nero di due giovani virgulti, Kuzmanovic e Pasqual, per lo scarso minutaggio in partita. Articolo potenzialmente interessante, dai risvolti non banali, ad esempio la possibile cessione entro il 31 agosto di un Kuzmanovic insoddisfatto, ma anche un altro tassello nel mosaico a tinte fosche del precampionato viola, con una certa contestazione latente. Insomma una notizia seria, da non sottovalutare.

Poi l’occhio cade su una dicitura in testa all’articolo: “fonte calciomercato.com”. Il dubbio che si fa strada, un giro sul sito in questione, la lettura dell’articolo e lo stupore misto a sconforto: l’articolo è _ESATTAMENTE_ lo stesso. Copia e incolla, ed il gioco è fatto. Esempi del genere ce ne sono a decine su tutti i siti del tifoso viola, nessuno escluso.

Potente la tecnologia informatica: nemmeno più lo sforzo di ribattere tutto il testo, due click, tre al massimo, ed ecco che il portale della “testata giornalistica” si arricchisce di un’altra notizia, ad oggi cliccata 2806 volte, mica pizza e fichi.

Sono un nostalgico, lo ammetto. Ho ancora la presunzione di sperare che un giornalista nell’atto delle proprie funzioni professionali dia sempre e comunque il proprio contributo alla notizia: un approfondimento, una verifica, qualcosa. Che cambi una virgola almeno, un aggettivo, perdiana! Alzare il telefono, chiamare i procuratori dei due giocatori se proprio i diretti interessati non sono disponibili, mandare qualcuno (che spero ci sia ogni giorno) al campo d’allenamento per strappare una dichiarazione mentre escono con la macchina dall’allenamento.

Copia e incolla.

Forse sarebbe ora di chiamarli con il proprio nome: copincollisti. Mai neologismo mi è sembrato più azzeccato. Furbi mestieranti della notizia nell’era digitale.

Pronti, attenti, via!

Calcio d'estate finito, se dio vuole: da oggi è sudore e corse, tacchetti sull'erba più o meno tinta, passaggi e contrasti. Da oggi si fa sul serio. Natali, Marchionni, Castillo e Zanetti non sono abbastanza per le fantasie del pueblo, è comprensibile. Arrivarono Socrates e Gentile, una volta, e la Fiorentina piombò al nono posto su sedici squadre in un'epoca di secondi e terzi posti; arrivarono Semioli e nonno Vieri, fummo quarti su venti. Basta, questo, per dire che il calcio d'estate alla prova dei fatti conta un tubo? Zanetti non è Melo, certo, come Abate non è Kaka, Guberti non è Aquilani, Baronio non è Ledesma, e il declinante Crespo non è Milito.
Tutti hanno dei problemi, mica facciamo eccezione. Solo che alla fine il nostro è più che altro un problema di comunicazione: quando si dice che la difesa è da 6 meno, quando si dice che si sta trattando Drenthe e si è provato a trattare una decina di giocatori di prima fascia, poi è difficile ritrattare spiegando, con grande onestà, che non si può comprare lana grezza al prezzo della seta. Il pueblo può non capire, preferisce l'annuncio di uno alla Rajko Purovic per cui delirare senza mai averlo visto prendere a calci un pallone.
Corvino rimane un ottimo dirigente, capace di svolgere bene fin qui anche il compito ingrato di far da cuscinetto tra la politica oculata dei Della Valle e le richieste di Prandelli, il quale sente di poter puntare molto in alto se avesse quei 2-3 innesti tuttavia così costosi. Repubblica ha gonfiato il gonfiabile: ma se Cesare non condividesse i principi del progetto, sarebbe già altrove. Le premesse per far bene nonostante i veleni, i mugugni delle checche, ci sono. In questi anni squadra e società hanno dimostrato di meritarsi fiducia, e non si vede perché negarla adesso ad entrambe. Con un'unica avvertenza: i conti si fanno sempre all'ultima di campionato.

ISCF e Blog. Ora si fa sul serio.


Prima di enunciare alcune cose fondamentali, ho un dovere e un piacere. Quello di ringraziare Roberto Messora, he knows why. Con Roberto, a volte, su argomenti calcistici e non, ho avuto scontri non leggeri; probabilmente abbiamo su tante e tante cose delle visioni diametralmente opposte. Non significa niente. E ora si passa al dunque.

Chi, dalla rete, si imbatta in questo blog senza sapere nulla né di newsgroups né di Usenet e dintorni, non può sapere cosa sia it.sport.calcio.fiorentina (ISCF). Eppure questo gruppo telematico esiste da dieci anni e rotti. Ben da prima di tanti portaloni, sitacchioni e craniate pennaiolistiche che ora vanno per la maggiore. Defilati, pochi, non “professionisti” ma neppure “opinionisti” allo sbaraglio. Semplicemente e orgogliosamente tifosi. Di quelli che, in dieci anni, ne hanno viste di tutte. Si cominciò con la Fiorentina di Trapattoni che accarezzava il terzo scudetto, si è passati attraverso il terribile 2002 del fallimento e siamo approdati a Della Valle, a Corvino, a Prandelli.

Essendo un gruppo ristretto in un angolo della Rete mai troppo frequentato (una “nicchia”, come si suol dire), abbiamo probabilmente sviluppato un modus del tutto particolare. Proveniamo con tutta probabilità da un'epoca in cui Internet non era ancora un fenomeno di massa, con tutto quel che ne consegue. Ci siamo incontrati su un terreno comune, quello del tifo (sfegatato) per una data squadra di calcio; ma ognuno con la propria vita, la propria storia, la propria formazione umana e culturale (in generale, e lo dico senza ombra di snobismo o elitarismo, elevata). Al contempo, siamo dei signori Nessuno. Non abbiamo nessuna notorietà o visibilità. Siamo stati mossi dalla passione per la Fiorentina, senza secondi fini. Nessuno di noi ha costruito patrimoni e/o fortune politicanti sul calcio. Siamo e vogliamo restare dei semplici tifosi; ma dei tifosi dotati di un cervello e di una coscienza.

It.sport.calcio.fiorentina è sempre stato e deve restare uno spazio libero, non “moderato”, aperto a tutti. Anche a un discreto numero di imbecilli in malafede, che del resto sono sempre stati neutralizzati in vari modi. Non è una cosa facilmente spiegabile; la si acquisisce con l'esperienza quotidiana. Da qui l'impressione che questo sia uno spazio “elitario”, chiuso, arroccato, dove un gruppetto storico di persone la fa da padrone. Niente di più errato. Se qualcuno ha intenzione di portare avanti le proprie idee, si armi della propria forza e delle proprie convinzioni e faccia vedere che cosa sa fare. Però deve essere in gamba sul serio.

Ad un certo punto, stanchi di un certo clima che negli ultimi tempi aleggia attorno ad una Fiorentina, quella dei Della Valle, che, -si diceva- ci aveva fatto riguadagnare l'orgoglio di essere Viola dopo una stagione folle e distruttiva come quella del Dr. Cotonato Marini de' Zafferanis, abbiamo desiderato uscire un po' dal guscio, an sich caldo e protettivo, del newsgroup. Per ora in forma di blog. Non è un caso. I grandi portali, in primis fiorentina.it, e le redazioni dei giornali cittadini, non ci piacciono. Non ci piacciono e conducono un gioco che ogni giorno si fa sempre più ambiguo. I loro forum si sono trasformati in una specie di fastidioso e stupido Twitter dove anonimi su anonimi si fanno portatori istigati di un graduale annientamento di una società che, negli ultimi anni, ci ha permesso di tornare a dei livelli di eccellenza.

Non siamo dei proni lodatori di Della Valle e della sua società. Siamo soltanto persone e tifosi che, come detto, hanno una memoria e che intendono esercitarla. Proprio perché abbiamo vissuto dei momenti che nessun tifoso Viola aveva mai vissuto prima, in primis quello della pura e semplice scomparsa della propria squadra. Abbiamo vissuto un anno dove la Fiorentina eravamo davvero soltanto noi, perché non esisteva più neanche il suo nome. Si parlava di “Fiorentina” solo perché volevamo che questo nome continuasse ad esistere. Ora siamo a giocarci la Champions' League. Tutto questo ce lo abbiamo sotto gli occhi, ed è per questo che nessuno può chiederci non solo di non avere immutata fiducia in Della Valle e nelle persone che lui ha portato a gestire la società, ma anche di respingere ogni tentativo, palese o subdolo, di minare questa fiducia per motivi che non ci piacciono punto, e che spesso e volentieri hanno a che fare poco con il calcio.

Come Della Valle sia arrivato a Firenze lo sanno tutti. Tutti sanno come addirittura sia stato accusato di essere “comunista”, tanto per usare un gergo caro a questo ridicolo paese di Papi & Noemi. Certo è che viene molto da pensare, quando a giro si vedono sui muri le scritte anti-Della Valle redatte con un inconfondibile font che riporta ai boiachimmolla, alle forzenuove e chi vorrebbe -in generale- che la Fiorentina rientrasse in un sistema che manda in consiglio comunale oziosi parolai da barrino che hanno avuto solo la fortuna di avere gli agganci giusti per inserirsi in un certo sottobosco tanto parassitario quanto redditizio. A tutto questo è necessario opporsi. Dire Basta. In modo chiaro e inconfondibile. E qualcuno deve pur cominciare.

Cominciamo noi di ISCF. Pochi, scalzi e gnudi. Senza nessuna visibilità. Con un blogghino insignificante che riporta quanto scritto in un ancor più insignificante newsgroup. Il 99% delle persone, ora come ora, neppure sa che cosa sia un newsgroup. Andiamo alla guerra senza che gli “avversari” sappiano nemmeno che la guerra sia stata dichiarata; non c'è male. Però guerra è, e senza quartiere. Non vogliamo che la Fiorentina migliore che abbiamo avuto negli ultimi vent'anni sia distrutta, e distrutta in nome del niente. Non vogliamo che il potere mediatico la abbia vinta su una passione e su un sogno. Il bello è proprio che, tra le motivazioni addotte da questi damerini, ci sia proprio la presupposta “assenza di sogni” della gestione Della Valle. Che non ci siano più “presidenti-tifosi”, che non ci siano più “ciliegine”, che si badi ad una gestione oculata e sana e non ad una piazza che il 18 aprile 2002 manifestava (in 35.000) contro Cecchi Gori e che ora torna a rimpiangerlo.

Attorno alla Fiorentina attuale c'è aria mefitica. Per un periodo siamo stati increduli che ci potesse essere. Poi la abbiamo constatata. Bene. Cerchiamo di aprire uno spiraglio di aria fresca. È possibile che sia tutto inutile. Non abbiamo nessun mezzo. Non ci guadagniamo niente. Della Valle non sa nemmeno che esistiamo. Vogliamo soltanto che questa società e questa squadra che rappresenta una parte non indifferente della nostra vita continui ad esistere in questo modo che non soltanto ci piace, ma che riteniamo attualmente l'unico possibile. E se qualcuno la pensa diversamente, non si limiti a berciare idiozie scritte sgrammaticatamente, in tutte maiuscole e con le odiose abbreviazioni da SMS sui forum dei portaloni, ma venga qui e si misuri con noi. Indichi delle possibili alternative, possibili e reali. Formuli un suo progetto, invece di sparare battutine stantie. Dia dimostrazione di pensiero. Con questi presupposti, tutti sono i benvenuti. In loro assenza, invece, qui non ci saranno sconti ma risposte. Qui non c'è una “redazione” che accumula comode cretinate senza costrutto. Qui non c'è il krante ciornalista, ma gente che, all'occorrenza, non si preoccupa affatto di fare un discreto culo persino a lui. Presuntuosi? No, realisti. Non abbiamo mezzi economici, ma nelle nostre teste circolano ancora pericolosi neuroni di intelligenza e di indipendenza. Pericolosissimi. E tutti sono avvertiti. Forza Viola eternamente.


A che gioco si gioca?


La risposta dovrebbe essere scontata: si gioca a calcio. Al pallone, anzi. A rigore, poi, il soggetto impersonale è sbagliato: a calcio, o al pallone, ci giocano loro. Io, in campo, non ci vo. Non ci vo io, non ci vai tu e non ci vanno nemmeno il signor Calabrese, il signor Prizio e nessuno di coloro che al calcio o al pallone girano intorno. Tifosi, analisti, opinionisti, commentatori professionali e/o improvvisati. Perché, alla fin fine, sabato ventidue agosto alle ore diciotto, a Bologna, in campo ci andranno soltanto undici giocatori vestiti di viola, più le riserve e l'allenatore.

Quel che si svolge al di fuori mi sembra oramai tutt'altro gioco; anzi, un giocazzo. Prendiamo ad esempio l'ultima querelle (magari fosse di Brest e ci fosse nel mezzo Fassbinder!) sollevata iermattina da un articolo di Repubblica. Secondo quest'articolo, firmato appunto da Giuseppe Calabrese, “più o meno alle 21,45”, quando la partita con lo Sporting “era finita da qualche minuto” (attacco, verrebbe da dire, alla Raymond Chandler), Cesare Prandelli esce dallo spogliatoio e nel corridoio incontra Andrea Della Valle. Il resto lo conoscete e lo conosciamo tutti: il “duro faccia a faccia”, e il pranzo è servito. Quasi in tempo reale, l'articolo viene ripreso da fiorentina.it coi relativi commenti, commentini e commentoni del suo “popolo”; in perfetta interazione, sull'edizione di oggi di Repubblica (pagina XI dell'edizione cartàccea, e la doppia “c” non è un errore di digitazione), ecco l'articolo (firmato stavolta da Gaia Rau) intitolato di ordinanza: Braccio di ferro sul mercato, cyber-tifosi divisi a metà. Vale la pena riportarne l'attacco: “Incredulità, rabbia, delusione. La notizia dell'incontro tra Prandelli e Della Valle al termine della partita contro lo Sporting infiamma il dibattito sul web. Alle 9.40 di ieri fiorentina.it pubblicava integralmente, in home page, l'articolo di Repubblica sul faccia a faccia tra il ct e il presidente della società viola. Pochi minuti ed è subito bufera.”

Certo che è subito bufera. Sanno crearla ad arte e alla perfezione, i signori del giornalone e del portalone. In assoluta armonia. Bando ai complotti e ai complottismi, ovviamente; però la cosa lascia più di un sospettuccio. Cosa c'è di meglio di un bel faccia a faccia tra Prandelli e Della Valle per “scuotere l'ambiente”? Tanto, alle 21.45 in quel corridoio di Lisbona mica c'eravamo; c'era, almeno dice lui, il signor Calabrese Giuseppe che ha assistito alla bufera. Tutto questo dopo un'estate passata a buferare a dritta e a manca, il mercato, i mugugni, gli zero euro, Filippetto il timorato d'Iddio, l'epica disfatta contro il Parigi Sangermano e via discorrendo. Insomma, sarebbe ora che certa gente uscisse veramente allo scoperto senza voler tenere i piedi in due staffe: cominciassero la petizione per la cacciata dei Della Valle, come preconizzato da Diego stesso, e si assumessero le loro responsabilità. Magari indicando delle soluzioni alternative praticabili, visto che i Della Valle oramai stanno diventando il male assoluto. Visto che oramai senza più remore si rimpiange Cecchi Gori, presidente-tifoso, le sue “ciliegine” e tutto il resto, si peta (dal verbo petere) il suo ritorno. Oppure ci si abbologni in santa pace, si scovi una Menarini qualsiasi e si rimandi Della Valle a fare scarpe; il problema è che nella tanto vituperata Bologna una Menarini l'hanno pur trovata. Qui a Firenze, non si troverebbe nemmeno quella. Molti si sono prontamente scordati che, ai tempi del fallimento cecchigoriano (circa due secoli e mezzo fa, no?), a Firenze siamo stati capaci di trovare un finto banchiere, fantasiose “cordate” di imprenditori che non imprenderebbero nemmeno una mesticheria a Novoli, e Pupo. Il quale, fra tutti, forse era il più serio. E' questa la cosa più favolosa dei ciliegisti (oramai li chiamo così): vorrebbero far frugare Della Valle, però non dicono mai chi si dovrebbe frugare al suo posto, secondo loro. Non lo dicono perché non ne hanno la più pallida idea. E, intanto, cominciano le preghierine e le non più tanto velate speranze che la Fiorentina dei DV vada a rotoli. Chissà che qualcuno di loro, anche in alto loco, non faccia il tifo per lo Sporting di Lisbona.

Intanto si prepara bene il terreno, scientificamente, quotidianamente. Certo, questo non significa che tra Prandelli e la dirigenza non debba esistere una dialettica. E' una cosa semplice e normale. Però basta poco: un corridoio, una dichiarazione qualsiasi, ed il gioco è fatto. Non basta nemmeno considerare il fatto che lo stesso Prandelli, pochi giorni fa, aveva dichiarato, testualmente: “Non si possono chiedere ogni anno soldi alla proprietà. Quindi bisogna puntare sui giovani e sulle strutture.” Un voltafaccia clamoroso, sarebbe. Una conversione a U in un tratto con doppia striscia continua. Ma questi qui non si fermano davanti a niente.

Sono, del resto, gli stessi che in altri ambiti riescono a trasformare una scazzottata in San Lorenzo in notte di paura. Una vetrina spaccata in polveriera e in quadrilatero del terrore. Gli stessi che, da anni, a base di degrado e sicurezza hanno contribuito a creare tutto un certo clima, politicamente assai redditizio, i cui effetti si vedono benissimo. Cosa volete che gli ci voglia per trasformare una dichiarazione di Prandelli in duro faccia a faccia? Una discussione in bufera, mettendo a disposizione dai loro seguitissimi forum un'alluvione di opinioni, che di “opinione” oramai hanno solo la caratteristica di poter essere manipolata a piacimento? La bufera, quella vera, la si vedrà il giorno in cui questi signori ce la faranno. Il giorno in cui i Della Valle, Corvino e Prandelli si stuferanno definitivamente di tutto l'andazzo, di questa città e di una “tifoseria” cui piace fare tutto nel nome del “cuore” buttando nella spazzatura il cervello. Allora sarà missione compiuta. Potranno finalmente vendere più copie e inserire più pubblicità nella ricerca al “successore di Della Valle”. Come per magia scompariranno tutte le “checche isteriche”. Mi augurerei quasi che la Fiorentina la comprassero loro, e la gestissero, e andassero loro in giro a comprare “esterni” e “centrali”. Calabrese for president. Gaia Rau novella corvinessa. Prizio che, al 35' del 1° tempo effettua la necessaria sostituzione. E la Fiorentina che diventerebbe finalmente la Fiorentina It, ma nel senso di Stephen King.


La filosofia del gobbo


LA FILOSOFIA DEL GOBBO
di Cio (cio@cio.it)

L'altro giorno a pranzo con amici di famiglia (lui gobbo) età sui 60, bravissima persona per tutto il resto, ma sempre gobbo...

Inizia con una punzecchiata a mio fratello: terzo posto, quinti o settimi...(riferiti alla nostra posizione finale nel prossimo campionato).

Risposta di mio fratello: se sei gobbo e ladro ci possiamo fare poco...

Al che è partito dicendo che lui della j*** non fregava niente che non sapeva neanche cosa avesse fatto al torneo tim, che non poteva farsi prendere per il culo da un ragazzino ecc...

Mio padre se ne esce e dice: sì non gliene frega niente ma prova a dirgli che gli hanno tolto meritatamente 2 scudetti e vedi come non gliene frega niente...

Al che mio fratello gli dice: sì del trofeo tim non ti interessa, poi sarai tornato a casa a vedere di corsa il televideo!

Al che questo sbotta e fa (notare: mio fratello mai entrato allo stadio, è minorenne e non frequenta strani gruppi): tu sei come gli altri quando siete in gruppo fate casino e quando siete da soli... con voi di calcio non parlo più...

Ha fatto una figuraccia di stato cosmico, se l'è presa con un ragazzino ed è stato rimesso giustamente al suo posto. E' da anni che non parlo più di calcio con nessuno conoscente gobbo per evitare inutili discussioni che comunque non portano da nessuna parte.

A parte: ha rinfacciato a mio fratello di provocare... quando invece è chiaro che gli rode qualcosa, ha iniziato lui con un ragazzino...

Ah, non aveva bevuto niente, è proprio gobbo così di suo!

Che tristezza.

Il calcio in culo di Gilardino


Io sono un tifoso Viola. E basta. Di calcio in sé ci capisco poco. Se mi dicessero di definire qualcuna delle buffe parole che vanno ora di moda, tipo "esterno", "centrale" o roba del genere, non lo saprei fare. Il mio compito non è quello di sostituirmi all'allenatore o a chi fa la squadra; se ci capissi qualcosa, a quest'ora sarei non dico l'allenatore della Fiorentina, ma almeno di una squadretta di ragazzini di periferia. Non lo sono. E non lo sono nemmeno le migliaia e migliaia di buontemponi che, però, in forum, newsgroup, siti e quant'altro si lanciano in sentenze tanto idiote quanto presuntuose. Peggio della "Corrida" e dei dilettanti allo sbaraglio. Incapaci non solo di dire cose di un qualche costrutto, ma oramai persino di fare i tifosi. Né carne e né pesce. Una cosa che vale sia per l'ultimo dei bischerelli sia per il krante ciornalista.

Come tifoso, e come tifoso Viola, io sostengo la Fiorentina. In tale veste, ed in questa soltanto perché è l'unica che mi attiene e che voglio mi attenga, mi sono recato a vedere la follia dell'esordio della Fiorentina in Televisions League; la chiamo così, perché questo è. E la chiamo follia perché oggi è il diciotto di agosto. Nell'isteria collettiva a base di calcio fomentata dalle tv e dai loro affaracci di merda, il diciotto di agosto una squadra oramai è chiamata a "giocarsi una stagione". Un tempo, ed in tempi più sani, il diciotto di agosto si facevano le prime sgambate contro la Solbiatese o la Colligiana; ora si deve andare a "giocarsi una stagione" a giro per l'Europa. E non basta. Alla prima amichevole del cazzo contro il Papparigi Sangermano o come accidenti si chiama, giocata con quaranta gradi di temperatura e con una preparazione di mezza giornata, si pigliano tre goal e la tifoseria insorge. Ma andate al mare. Basta calcio dodici mesi su dodici. Basta con questa pazzia maledetta.

Ma, come tifoso, sono chiamato, e con coscienza, a sostenere la mia squadra anche in tempi folli e cretini. Quindi stasera, diciotto agosto duemilanove, con una temperatura sempre di quaranta gradi o giù di lì, eccomi al solito circolino. Con le solite facce e le solite scemenze su Montolivo, le battutine, e con il tifo sostituito dallo scarparo che non compra. Tifo? Non mi va più di chiamarlo così. Invece di tifare per la Fiorentina, come un giocatore qualsiasi tocca palla si tira in ballo Corvino. A volte mi sembra davvero di essere l'ultimo Tifoso rimasto. Io che, quando Vargas la mette dentro al 6° del I tempo, tiro una pedata a una seggiola da farla volare. Non parliamo poi di quando lo Sporting Lisbona conduce per 2-1; già si sentono voci di serie B; non conta nient'altro. Non conta che siamo al diciotto di agosto e siamo a giocarci un preliminare di Televisions League, e non a fare - come la logica vorrebbe- una partitella contro l'Atletico Mantignano in attesa dell'esordio in campionato a fine settembre e in una vera Coppa dei Campioni a ottobre inoltrato. Non conta più niente.

Poi, però, arriva il gol di Gilardino. 2-2. Bye bye ai portogalli, che sono anche simpatici e gemellati, così carini a farci i benvenuti e tante sentite grazie, obrigado amigos. Che calcio in culo ha tirato Gilardino con quel gol a tutti gli pseudotifosi, a tutti i disfattisti agostani, a tutti i poveracci che oramai, lo si capisce bene, preferirebbero di gran lunga una sconfitta. Li vogliamo chiamare ancora tifosi? Tifoso è chi salta in aria quando Gilardino la mette dentro, non chi urla "bene!!!" quando la mette dentro un avversario. Dovremmo ricordarcene tutti. Dovremmo, seriamente, farla finita e avere negli occhi solo il Viola.

C’era una volta il tifoso viola

Una volta il tifoso della Fiorentina era un tifoso appassionato, sempre contro, orgoglioso, qualcosa che somigliava al tifoso dell'Atletico Bilbao, pronto a sostenere la squadra sempre e comunque.
Abbiamo persino fatto una fiaccolata pacifica di 35mila persone dopo un fallimento atroce.

Oggi il fallimento è evidente nello spirito del tifo fiorentino: il tifoso è diventato pavido, si fascia la testa molto prima di scendere in campo, pensa che solo i soldi salveranno una stagione sportiva, dimenticando completamente che nel calcio c'è anche altro.
Chiede e basta, non gli importa delle reiterate volte in cui si è detto che il nostro limite si chiama tetto ingaggi, ma soprattutto è diventato orribilmente invidioso.
L'invidia fa dire al tifoso viola di oggi che “non ce la fa a tifare per la squadra sotto di 2-0". Così l'invidia per i milioni che le televisioni offrono alle strisciate, invece che essere molla di rivendicazione forte della identità alternativa di Firenze, diventa terreno di insoddisfazione per una società che comunque la si voglia mettere, a fronte dei risultati, sta facendo benissimo.

Il tifoso vuole che la proprietà spenda, perchè sanno che ha i soldi, e non gliene importa nulla della sana gestione, del fatto che in questo modo non rischieremo mai più di finire a giocare a Montevarchi o a Gualdo Tadino, ma nemmeno gli importa che la vera valorizzazione del vivaio, fiorentino e viola, cominci a dare i suoi frutti e che frutti.
Il tifoso viola si è infighettito, vuole pasteggiare al tavolo dei tifosi strisciati, tavolo a cui si accede semplicemente tirando fuori il libretto degli assegni, ma senza alcuna valorizzazione dell'identità profonda di un territorio e della sua tradizione.
Quindi cacciare il denaro, e se non lo si caccia, allora l'unica verità possibile, per il moderno tifoso della Fiorentina, è che c'è sotto qualcosa, che la proprietà sta ingannando tutta la città: usa il nome di Firenze per farsi pubblicità, usa i soldi delle cessioni per arricchirsi, usa la Fiorentina come fiore all'occhiello nei salotti che contano, e lascia marcire il povero tifoso nella polvere.

Questo è diventato lo sportivo di fede viola, un meschino dietrologista della peggior specie, frignone, in qualche modo sciovinista per tutto ciò che non è fiorentino, fino ad usare parole offensive verso un direttore sportivo meridionale e di estrazione contadina (nel senso più verace e forte del termine).
Che schifo se mi permettete, ma soprattutto che delusione...
Una manica di smidollati capaci solo di sbraitare ancor prima che si sia giocata una partita ufficiale. Ma soprattutto gente che sputa come se fosse merda su 4 anni ad ottimo livello, bollando tutto come robetta, come se fosse tutto dovuto, senza un minimo contatto con la realtà dei fatti, che dice, numeri alla mano, che Firenze conta in italia, almeno dal punto di vista dell'appeal sportivo, come il due di picche con briscola a fiori.

Dov'è finito l'orgoglio di appartenenza, dov'è finito lo spirito dei piccoli ma cazzuti contro il mondo del calcio "che conta", dove la passione per la maglia, e non per i milioni di euro: dovrebbe essere proprio Firenze, capitale del rinascimento a farsi portatrice principale del messaggio rivoluzionario che non possono essere i milioni dello sceicco la risposta alla voglia di pallone, bensì i vivai, l'equilibrio, i valori umani, e quelli sportivi.
Ma no, il tifoso viola vuole solo che si spenda.

Bè, fanculo.