Pronti, attenti, via!

Calcio d'estate finito, se dio vuole: da oggi è sudore e corse, tacchetti sull'erba più o meno tinta, passaggi e contrasti. Da oggi si fa sul serio. Natali, Marchionni, Castillo e Zanetti non sono abbastanza per le fantasie del pueblo, è comprensibile. Arrivarono Socrates e Gentile, una volta, e la Fiorentina piombò al nono posto su sedici squadre in un'epoca di secondi e terzi posti; arrivarono Semioli e nonno Vieri, fummo quarti su venti. Basta, questo, per dire che il calcio d'estate alla prova dei fatti conta un tubo? Zanetti non è Melo, certo, come Abate non è Kaka, Guberti non è Aquilani, Baronio non è Ledesma, e il declinante Crespo non è Milito.
Tutti hanno dei problemi, mica facciamo eccezione. Solo che alla fine il nostro è più che altro un problema di comunicazione: quando si dice che la difesa è da 6 meno, quando si dice che si sta trattando Drenthe e si è provato a trattare una decina di giocatori di prima fascia, poi è difficile ritrattare spiegando, con grande onestà, che non si può comprare lana grezza al prezzo della seta. Il pueblo può non capire, preferisce l'annuncio di uno alla Rajko Purovic per cui delirare senza mai averlo visto prendere a calci un pallone.
Corvino rimane un ottimo dirigente, capace di svolgere bene fin qui anche il compito ingrato di far da cuscinetto tra la politica oculata dei Della Valle e le richieste di Prandelli, il quale sente di poter puntare molto in alto se avesse quei 2-3 innesti tuttavia così costosi. Repubblica ha gonfiato il gonfiabile: ma se Cesare non condividesse i principi del progetto, sarebbe già altrove. Le premesse per far bene nonostante i veleni, i mugugni delle checche, ci sono. In questi anni squadra e società hanno dimostrato di meritarsi fiducia, e non si vede perché negarla adesso ad entrambe. Con un'unica avvertenza: i conti si fanno sempre all'ultima di campionato.

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