Odi et amo, ovvero la possibile storia di Priziullo e Lesbia


Negli ultimi giorni, fiorentina.it, per mano del suo direttore S.P. (così si firma e così lo chiameremo quindi senza fargli alcun immotivato torto), sembra diventata una succursale del Galileo o del Michelangelo: un liceo classico in piena regola. Elevata cultura letteraria e classica che è partita da Borges, è passata per Umberto Eco e, ieri sera, è approdata nientemeno che ad Omero, con tanto di ὕβρις e Polifemo. A proposito di Polifemo: come sicuramente saprà, il nome del ciclope monocolo significa, alla lettera, “che dice molte cose” (πολύ-φημος, dalla radice del verbo φημί “io dico”); e, effettivamente, di cose ne sono state dette tante e financo troppe.

Polifemo, in questo particolar caso, sarebbe Pantaleo Corvino. Colpevole, al pari del ciclope, di hybris verso gli dèi, di bestemmia, di tracotanza, di orgoglio e di disprezzo delle regole della civiltà. Tutto questo perché ieri, durante la conferenza stampa in occasione della presentazione del giuocatore Lorenzo De Silvestri, si è lasciato andare a delle dichiarazioni decisamente forti sull'operato della “stampa sportiva” fiorentina, accusandola senza mezzi termini di “estorsione mediatica”. I fatti, certo, sono sotto gli occhi di tutti; che oramai la stragrande maggioranza dei giornalisti che, a Firenze, si occupano delle vicende della Fiorentina, remi contro la Società, ed in modo sempre più palese e smaccato, è assodato. Non solo: servendosi della loro presupposta “autorevolezza”, questi signori sono riusciti -specialmente con il mezzo telematico e con l'ipertrofia di “opinioni” messe a disposizione di tutti- a creare un clima di sfiducia attorno alla Fiorentina che oramai non si vedeva più da tempo. La domanda logica da porsi è una sola, sempre mantenendoci nell'alveo della classicità che tanto piace a S.P.: cui prodest? A chi giova?

Tentare di dare delle risposte a questa domanda è difficile. La prima che viene a mente è l'insita autoreferenzialità del giornalista, tipo di persona cui la hybris, la tracotanza e l'orgoglio non mancano per definizione. Sarà Corvino, uno che fa il suo mestiere e ha dimostrato di farlo benissimo, il Polifemo che si crede “più potente degli dèi”, o il giornalista che, dalla sua redazione, è convinto di poter fabbricare il cavallo per conquistare la Troia di viale Manfredo Fanti (pregasi, qui, di astenersi da facili battute)? Si tratta, del resto, del medesimo sistema di autoreferenzialità che dalla cronaca riesce a creare il “fatto” buono per le mire del potere di riferimento. Nulla di nuovo sotto il sole, anzi, pardon, sotto l'aurora dalle rosee dita (ῥοδοδάκτυλος Ἠώς). La vera libertà di stampa non esiste. Viene a cessare anche quando c'è un solo soldo guadagnato con la manifestazione di opinioni. Anche un solo bannerino pubblicitario. Per questo si vogliono, per inciso, imbavagliare i blog con leggi e decreti ad hoc.

Ma qui, evidentemente, si va in un campo minato. Meglio attenersi ai fatti. Ad esempio, ce n'è uno assai curioso per il quale, visto l'andazzo, un'altra po' di classicità non guasterà. Ci scuserà l'immortale anima del grande poeta Catullo se lo “prendiamo a prestito”, qui, per fabbricare un Priziullo che, oltretutto, ricorda anche l'epiteto di citrullo che il buon S.P. ammannisce a dritta e a manca, in mezzo alle sue notizie censurate (delle accuse di Corvino non è stata fatta menzione, naturalmente), ai commentatori che osano contraddirlo. Ora, che S.P. ami la Fiorentina nessuno può metterlo in dubbio, e non lo farò certamente io. La ama, però, in modo assai giornalese. Perché dietro a tutta l'attuale fronda di fiorentina.it nei confronti dei Della Valle e di Corvino (Prandelli non ha ancora osato toccarlo, per fortuna; casomai, come del resto anche a certi suoi colleghi, Prandelli serve per fabbricare “dissidi interni”, “musi duri”, “geli” e quant'altro: basta averci un corridoio a Lisbona, come per il gastronomo Giuseppe Calabrese) si potrebbero vedere e dire molte cose. Poli-femo, appunto. Pensando a quali potrebbero essere, debbo dire che non me ne piace nemmeno una.

Ma visto che abbiamo creato il poeta Priziullo, per forza di cose dobbiamo creare anche una Lesbia. Nel qual caso, viene sicuramente a mente un episodio di qualche mese fa, apparentemente insignificante, ma a partire dal quale la campagna di S.P. contro la Società (e Corvino in particolare) ha subito un'evidente accelerazione (aiutata anche dal “periodo di mercato”, sicuramente). La Lesbia sembra essere qui tale d.sa Silvia Berti, ax addetta stampa dell' ACF Fiorentina, sicuramente una professionista seria ed onorata la quale però, ad un certo punto e senza tante spiegazioni, è stata silurata dopo anni di servizio. Fino ad allora, l'atteggiamento del poeta Priziullo era stato sostanzialmente corretto, nonostante certe sue “esternazioni” un po' velleitarie ma, in fondo, simpatiche e generalmente scritte non malaccio (lasciando da parte la pletora di refusi di digitazione che in una “testata giornalistica”, a mio parere, non dovrebbero però esserci). Bene. Il giorno del licenziamento della d.sa Berti, S.P. scrive un articolo di fuoco; è noto che, ad un giornalista, non puoi toccare un collega. Lo spirito di casta è più forte di ogni altra cosa. E, da quel giorno, è stato tutto un crescendo rossiniano. Nessuno che segua almeno un po' fiorentina.it, che senz'ombra di dubbio è la principale testata giornalistica in rete che si occupa della Fiorentina e delle sue vicende, può negarlo. Come se si fosse “rotto qualcosa”. Ovviamente non ci è dato sapere che cosa ci sia veramente dietro l'improvviso licenziamento della dott.sa Berti, e francamente non ce ne importa nemmeno un po'. Si tratta di una professionista alle dipendenze di una società, e come tale soggetta ad essere mandata a casa e sostituita se le sue prestazioni sono ritenute non più necessarie. Ma s'apra il cielo. La Berti-Lesbia (anche qui prego vivamente di astenersi da battute da caserma) scatena il suo Priziullo, quasi veramente come se si trattasse della difesa dell'amata. Da quel momento, ogni occasione è stata buona: dagli zero euro al mancato arrivo di Crespo (wow), dalla cessione di Melo ai famosi nomi accostati, dalle quotidiane notizie sul pigiama, sullo spazzolino da denti e sulla quantità di zanzare che hanno punto Giampaolo Pazzini fino ad arrivare alle ultime “classicate”, in cui Corvino viene addirittura paragonato ad un ciclope violento, bestemmiatore, orgoglioso e incivile. Lo stesso Corvino che, si badi bene, fino a non molto tempo fa veniva dallo stesso S.P. esaltato, coccolato, proposto ad esempio di oculata gestione del budget eccetera. Ora è diventato un ciclope. Poffarbacco!

Per fortuna che, in quanto ciclope, Corvino ha le spalle belle larghe. Non ci ha mica di fronte un Ulisse, poi: ci ha davanti un Prizio. Quanto alla Fiorentina, oramai sembra essere diventata, per il poeta Priziullo, una sorta di odio-amore, appunto in puro stile catulliano: Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. “Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e mi tortura”. Stiamo parlando della Fiorentina dellavalliana, ovviamente; un grande amore che perdura, certamente, ma verso il quale il poeta Priziullo prova anche un grande odio, dato che la Fiorentina ora preferisce dargli di “estortore mediatico”. Cosa fatta, capo ha. Non avrà mica pensato che un ciclope, a lungo andare, stesse sempre zitto. Potrà, volendo, consolarsi scrivendo carmi sulla morte del passero di Lesbia, sperando naturalmente che la dott.sa Berti non tenga, come animale di compagnia, un velociraptor.


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