C’era una volta il tifoso viola

Una volta il tifoso della Fiorentina era un tifoso appassionato, sempre contro, orgoglioso, qualcosa che somigliava al tifoso dell'Atletico Bilbao, pronto a sostenere la squadra sempre e comunque.
Abbiamo persino fatto una fiaccolata pacifica di 35mila persone dopo un fallimento atroce.

Oggi il fallimento è evidente nello spirito del tifo fiorentino: il tifoso è diventato pavido, si fascia la testa molto prima di scendere in campo, pensa che solo i soldi salveranno una stagione sportiva, dimenticando completamente che nel calcio c'è anche altro.
Chiede e basta, non gli importa delle reiterate volte in cui si è detto che il nostro limite si chiama tetto ingaggi, ma soprattutto è diventato orribilmente invidioso.
L'invidia fa dire al tifoso viola di oggi che “non ce la fa a tifare per la squadra sotto di 2-0". Così l'invidia per i milioni che le televisioni offrono alle strisciate, invece che essere molla di rivendicazione forte della identità alternativa di Firenze, diventa terreno di insoddisfazione per una società che comunque la si voglia mettere, a fronte dei risultati, sta facendo benissimo.

Il tifoso vuole che la proprietà spenda, perchè sanno che ha i soldi, e non gliene importa nulla della sana gestione, del fatto che in questo modo non rischieremo mai più di finire a giocare a Montevarchi o a Gualdo Tadino, ma nemmeno gli importa che la vera valorizzazione del vivaio, fiorentino e viola, cominci a dare i suoi frutti e che frutti.
Il tifoso viola si è infighettito, vuole pasteggiare al tavolo dei tifosi strisciati, tavolo a cui si accede semplicemente tirando fuori il libretto degli assegni, ma senza alcuna valorizzazione dell'identità profonda di un territorio e della sua tradizione.
Quindi cacciare il denaro, e se non lo si caccia, allora l'unica verità possibile, per il moderno tifoso della Fiorentina, è che c'è sotto qualcosa, che la proprietà sta ingannando tutta la città: usa il nome di Firenze per farsi pubblicità, usa i soldi delle cessioni per arricchirsi, usa la Fiorentina come fiore all'occhiello nei salotti che contano, e lascia marcire il povero tifoso nella polvere.

Questo è diventato lo sportivo di fede viola, un meschino dietrologista della peggior specie, frignone, in qualche modo sciovinista per tutto ciò che non è fiorentino, fino ad usare parole offensive verso un direttore sportivo meridionale e di estrazione contadina (nel senso più verace e forte del termine).
Che schifo se mi permettete, ma soprattutto che delusione...
Una manica di smidollati capaci solo di sbraitare ancor prima che si sia giocata una partita ufficiale. Ma soprattutto gente che sputa come se fosse merda su 4 anni ad ottimo livello, bollando tutto come robetta, come se fosse tutto dovuto, senza un minimo contatto con la realtà dei fatti, che dice, numeri alla mano, che Firenze conta in italia, almeno dal punto di vista dell'appeal sportivo, come il due di picche con briscola a fiori.

Dov'è finito l'orgoglio di appartenenza, dov'è finito lo spirito dei piccoli ma cazzuti contro il mondo del calcio "che conta", dove la passione per la maglia, e non per i milioni di euro: dovrebbe essere proprio Firenze, capitale del rinascimento a farsi portatrice principale del messaggio rivoluzionario che non possono essere i milioni dello sceicco la risposta alla voglia di pallone, bensì i vivai, l'equilibrio, i valori umani, e quelli sportivi.
Ma no, il tifoso viola vuole solo che si spenda.

Bè, fanculo.

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