Borges y Pricios


Oggi abbiamo scoperto l'inverosimile. Nientepopodimeno che Estebán Pricios, el capataz de florentina.it, è un cultore di Jorge Luis Borges. Non ci credete? Guardate qui. Letto? Ebbene sì. Addirittura, per le sue quotidiane corvinate (oramai ne fa quasi più di Corvino...), è andato a scomodare il bibliotecario cieco e le sue Finzioni, con tanto di Plön, Uqbar e Orbis Tertius. Il tutto per cosa? Per la cosiddetta matematica corviniana, va da sé. Assimilata, così almeno sembra di capire, all'urbanistica tzigana o all'enologia musulmana. La qual ultima cosa, non so se Pricios lo sa, non è mica tanto ossimorica come vorrebbe far credere; ci rifiutiamo infatti di credere che un esperto di Borges di tal fatta ignori l'esistenza delle Rubâ'iyyat di Omar Khayyam, dove il vino la fa da padrone. Non c'è che dire: proprio un'articolo scritto...cor vino, quello del buon Pricios!

A questo punto, però, vorremmo stare al gioco borgesiano e rifarci ad un altro bel racconto del Bibliotecario, quello in cui tale Pierre Ménard intende scrivere il “Don Chisciotte”. Si badi bene, non riscrivere: proprio scrivere. Citiamo dal racconto stesso: “ [Pierre Ménard] non volle comporre un altro Chisciotte - ciò che è facile - ma il Chisciotte. Inutile specificare che non pensò mai a una trascrizione meccanica dell'originale; il suo proposito non era di copiarlo. La sua ambizione mirabile era di produrre alcune pagine che coincidessero - parola per parola e riga per riga - con quelle di Miguel de Cervantes.” Il racconto si intitola infatti: Pierre Ménard, autore del Chisciotte.

Immaginiamo a questo punto che tale Étienne Priziard voglia non riscrivere il Chisciotte, quanto rifare il mercato della Fiorentina del duemilanove/duemiladieci. Con i regolari euro zero, con la cessione di Felipe Melo, con Drenthe, Eboué e magari anche “Mister X”. Essere sia il mercato che il suo critico; essere, in breve, la Fiorentina. Ché il sospetto, leggendo quotidianamente il tutto e il contrario di tutto che il Pricios sta ammannendo in questi ultimi tempi, viene e viene eccome. Non si sa più dove voglia andare a parare; in questo senso il suo ricorso a Borges è naturale. Una serie interminabili di agudezas gongoriane e di kenningar islandesi antiche (di cui Borges era espertissimo).

Però, ci sia permesso umilmente dirlo, tra Borges e un Pricios passa una certa differenza. Non ci sentiremmo di accostare le scienze deformi del Bibliotecario alla solita, immancabile frecciatina a Corvino. Altrimenti si dovrà cambiare autore, e da Borges passare al Caso di Charles Dexter Ward di Lovecraft e al negromante Joseph Curwen: Corvinus necandus est. Cadaver aqua forti dissolvendum, nec aliquid retinendum. Tace ut potes. Quasi davvero che Curwen/Corvino si sia impadronito dell'anima e del corpo di Charles Dexter Priziard e che lo stia portando verso innominabili recessi. Addirittura con le ossessioni matematiche; tanto più, visto che el Pricios, oltre a borgesare, pure echeggia a base di pendoli di Foucault. Ma farebbe bene a non scadere, dopo tanta salutare cultura letteraria, nel dare di citrullo a chi si ardisce a cantargliene qualcuna. Altrimenti bisognerà ricorrere sì a Umberto Eco, ma al Diario Minimo. Con una bella Fenomenologia di Stefano Prizio, magari. Con la speranza che, con tutta la verve e l'umorismo di cui fa mostra, non si adombri per il paragone con l'originale, che parlava -come tutti sanno- di Mike Bongiorno. Allegriaaaaa signor Prizio! Ci è caduto sul citrullo!

0 commenti: