Il calcio in culo di Gilardino


Io sono un tifoso Viola. E basta. Di calcio in sé ci capisco poco. Se mi dicessero di definire qualcuna delle buffe parole che vanno ora di moda, tipo "esterno", "centrale" o roba del genere, non lo saprei fare. Il mio compito non è quello di sostituirmi all'allenatore o a chi fa la squadra; se ci capissi qualcosa, a quest'ora sarei non dico l'allenatore della Fiorentina, ma almeno di una squadretta di ragazzini di periferia. Non lo sono. E non lo sono nemmeno le migliaia e migliaia di buontemponi che, però, in forum, newsgroup, siti e quant'altro si lanciano in sentenze tanto idiote quanto presuntuose. Peggio della "Corrida" e dei dilettanti allo sbaraglio. Incapaci non solo di dire cose di un qualche costrutto, ma oramai persino di fare i tifosi. Né carne e né pesce. Una cosa che vale sia per l'ultimo dei bischerelli sia per il krante ciornalista.

Come tifoso, e come tifoso Viola, io sostengo la Fiorentina. In tale veste, ed in questa soltanto perché è l'unica che mi attiene e che voglio mi attenga, mi sono recato a vedere la follia dell'esordio della Fiorentina in Televisions League; la chiamo così, perché questo è. E la chiamo follia perché oggi è il diciotto di agosto. Nell'isteria collettiva a base di calcio fomentata dalle tv e dai loro affaracci di merda, il diciotto di agosto una squadra oramai è chiamata a "giocarsi una stagione". Un tempo, ed in tempi più sani, il diciotto di agosto si facevano le prime sgambate contro la Solbiatese o la Colligiana; ora si deve andare a "giocarsi una stagione" a giro per l'Europa. E non basta. Alla prima amichevole del cazzo contro il Papparigi Sangermano o come accidenti si chiama, giocata con quaranta gradi di temperatura e con una preparazione di mezza giornata, si pigliano tre goal e la tifoseria insorge. Ma andate al mare. Basta calcio dodici mesi su dodici. Basta con questa pazzia maledetta.

Ma, come tifoso, sono chiamato, e con coscienza, a sostenere la mia squadra anche in tempi folli e cretini. Quindi stasera, diciotto agosto duemilanove, con una temperatura sempre di quaranta gradi o giù di lì, eccomi al solito circolino. Con le solite facce e le solite scemenze su Montolivo, le battutine, e con il tifo sostituito dallo scarparo che non compra. Tifo? Non mi va più di chiamarlo così. Invece di tifare per la Fiorentina, come un giocatore qualsiasi tocca palla si tira in ballo Corvino. A volte mi sembra davvero di essere l'ultimo Tifoso rimasto. Io che, quando Vargas la mette dentro al 6° del I tempo, tiro una pedata a una seggiola da farla volare. Non parliamo poi di quando lo Sporting Lisbona conduce per 2-1; già si sentono voci di serie B; non conta nient'altro. Non conta che siamo al diciotto di agosto e siamo a giocarci un preliminare di Televisions League, e non a fare - come la logica vorrebbe- una partitella contro l'Atletico Mantignano in attesa dell'esordio in campionato a fine settembre e in una vera Coppa dei Campioni a ottobre inoltrato. Non conta più niente.

Poi, però, arriva il gol di Gilardino. 2-2. Bye bye ai portogalli, che sono anche simpatici e gemellati, così carini a farci i benvenuti e tante sentite grazie, obrigado amigos. Che calcio in culo ha tirato Gilardino con quel gol a tutti gli pseudotifosi, a tutti i disfattisti agostani, a tutti i poveracci che oramai, lo si capisce bene, preferirebbero di gran lunga una sconfitta. Li vogliamo chiamare ancora tifosi? Tifoso è chi salta in aria quando Gilardino la mette dentro, non chi urla "bene!!!" quando la mette dentro un avversario. Dovremmo ricordarcene tutti. Dovremmo, seriamente, farla finita e avere negli occhi solo il Viola.

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